Solitamente uno dei quesiti che ci vengono posti è proprio in riferimento alla durabilità (intesa come la capacità di conservare le proprie caratteristiche di resistenza nel tempo), poiché il legno è considerato precario e facilmente deperibile nel tempo, sebbene tale credenza sia del tutto infondata.
Ciò si deve a tutta una serie di riserve culturali, o meglio, di timori ingiustificati che portano a diffidare da quello che in realtà è il materiale, anzi la materia per eccellenza. Forse pochi lo sanno, ma originariamente la parola latina materia significava infatti “legname da costruzione”, e non è affatto un caso se ancora oggi legno si traduca nel termine spagnolo madera e nel portoghese madeira.
Il Kondo, la pagoda in legno nella foto, risale a circa 1400 anni fa.
La durabilità effettiva di un manufatto dipende non solo dalla durabilità naturale dei suoi materiali, in questo caso delle specie legnose, ma anche dalla zona climatica, dalla sua classe d’uso e soprattutto dal progetto e dalla messa in opera a regola d’arte che devono essere tali da impedire fenomeni deleteri e pericolosi quali la condensa.
Il legno infatti non marcisce per umidità, ma per condensa: risulta quindi importante la posa di materiali traspiranti che consentano il passaggio del vapore, scongiurando così il rischio di proliferazione di agenti patogeni quali funghi e muffe. Un esempio classico è quello delle case a pannelli prefabbricati in legno, dove tutti questi problemi tecnici sono già risolti in fase di progettazione, con conseguente posa in opera molto più facile.